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La solitudine post-pandemia

Aggiornamento: 23 mag 2022

La pandemia: lo smarrimento, il dolore, la solitudine, la diffidenza e le paure che ne sono derivate. L’urlo della mente: una richiesta di aiuto. Il Counselor psicobiologico ti ascolta in tempo reale.


Due anni di pandemia hanno lasciato sul campo tantissimi morti e profondi strascichi di dolore e sofferenza. Si è mantenuto a distanza un Paese sfibrato, al limite del riuscire a reggere l’urto troppo spesso non superato.


E non si vede nemmeno ora la fine di questo tunnel.


In tutto ciò si leva l’urlo di dolore disperato della mente che serpeggia nelle nostre città e paesi, per le strade, nei negozi, negli ambienti di lavoro, nelle mura domestiche.

Chi non si è turbato a vedere code umane per entrare nei negozi, persone per strada che si allontanano pur di non salutare, di non sorridere, di non contaminarsi?


Tutti hanno vissuto e vivono queste situazioni ormai giornaliere con un prezzo da pagare altissimo in termini di solitudine, isolamento, emarginazione, inaridimento fisico e mentale.


Per non parlare di chi è stato devastato da morti tanto repentine da nemmeno sembrare possibili: i propri cari visti in salute d’un baleno inghiottiti da ospedali e non più contattati o contattabili e tornati in una bara e a volte nemmeno in quella, bensì in una urna colma di cenere.


E l’amore? Fine dei rapporti, dei sentimenti, degli incontri dei baci delle carezze: solitudine, abbandono, vuoto, paura dolore.


E le manifestazioni di intolleranza, di rifiuto, di insofferenza sino alla violenza tra le mura domestiche ove i nuclei familiari e di fatto sono stati relegati anche per lunghi periodi in lockdown, quarantene, isolamenti fiduciari prudenziali?


Altro che gridare “io esco di testa”….


In tutta questa devastazione sempre meno persone si sono scoperte capaci di reggere l’urto e il peso enorme abbattutosi su di loro.


Da qui ad andare il tilt il passo è breve.

solitudine postpandemia

Da una ricerca del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) le domande di aiuto personale nelle condizioni sopra descritte e in altre connesse e conseguenti sono aumentate del 40% come si legge sui giornali e nella dottrina specialistica. Questa impennata di domande di aiuto deriva senz’altro dall’approccio inevitabile che le Istituzioni hanno avuto con la pandemia dove l’emergenza ha travolto tutto e tutti.


È stata messa in primo piano la necessità di sopravvivenza materiale come in realtà diversamente non avrebbe potuto essere.


Però non è stata adeguatamente prestata attenzione al fattore psichico, non di minor peso.

L’attenzione - comprensibilmente - è stata tutta per le soddisfazioni dei bisogni fisici, identificando l’essere umano con la di lui biologia.


Così facendo con il nullo riconoscimento del fattore psichico umano la qualità della vita è divenuta sempre più scadente, essendo detta qualità legata alla possibilità di svolgere il lavoro, di essere creativi, di avere interessi, attività culturali appaganti, di costruire relazioni erotiche, affettive e mentali intense stimolanti.


La pandemia ha reso evidente come l’inaridimento psichico abbia minato e mini la nostra stessa sopravvivenza fisica e ciò perché la dimensione psichica dà senso alla nostra esistenza. Senza di essa l’essere umano perisce anche biologicamente essendo essere psico corporeo.


In tutto questo l’urlo della mente non può essere ignorato perché è forte ed assordante.

Il percorso di counseling psicobiologico è particolarmente volto a dare aiuto e sostegno a chi si sente in pericolo , travolto, incapace da solo di reagire, di muoversi, bloccato in una bolla di paura.


Il counselor psicobiologico accoglie e si dedica a chi si rivolge ad esso, indipendentemente da patologie specifiche.


Infatti il counselor psicobiologico non è un professionista medico: prende in carico la persona che vive il disagio, la paura, lo smarrimento, la violenza ( perpetrata o ricevuta ), tutte scaturite dalla situazione sopra indicata, e, con metodologia scientifica, nel pieno riconoscimento e rispetto di necessità mediche o cliniche emergende, porta il cliente alla comprensione del vissuto, al risveglio delle sue potenzialità positive sopite, accompagnandolo - con lavoro sinergico - verso un cambiamento adattivo del proprio momento di vita, contribuendo ad una riacquistata consapevolezza del momento doloroso, del suo significato e quindi, infine, della superabilità di ogni ostacolo ad un rinnovato entusiasmo positivo e fiducia nella vita.


La parola chiave del counseling psicobiologico infatti è il cambiamento adattivo. Pertanto.

In un contesto di raccoglimento che diventerà il tuo porto sicuro, riservato, non giudicante, sereno, accogliente e attento, rispettoso, potrai esprimerti liberamente: il counselor psicobiologico con le sue tecniche scientificamente testate contribuirà a darti l’aiuto che cerchi, e ti farà scoprire i tuoi perché - vecchi e nuovi - e trovare la strada per proseguire al meglio verso una serenità di vita a cui hai diritto, nonostante l’accaduto, nonostante il vissuto, inevitabile.


Il Counselor psicobiologico ti farà rendere conto che le risorse necessarie sono in te: occorre solo “capire” - banditi i “non so” - e per farlo l’aiuto lo puoi competentemente ricevere nell’ambito del counseling psicobiologico che, tra l’altro, ha anche il pregio di non richiedere percorsi lunghi ed annosi grazie alle metodologie di approccio scientifico su cui si basa.


Le urla della mente vanno sedate il più celermente possibile e tutto dipende da te e dal tuo impegno a seguire il counselor che ti cammina accanto ma che non consiglia ne’ impone ne’ da’ direttive: solamente ragiona con te che imparerai a ragionare anche oltre quanto tu ti aspetti cogliendo dei punti di vista diversi ai quali nemmeno hai pensato.



Dr Enrichetta Proverbio Counselor psicobiologico



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