SENSIBILIZZAZIONE CIRCA GLI EFFETTI SULLA SALUTE FISICA E MENTALE

La solitudine degli anziani ha spesso esiti drammatici sulla loro salute.
Dal 2018, su proposta dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) il 15 Novembre è stata istituita la Giornata Nazionale contro la solitudine degli anziani.
Qualcuno lo sapeva?
Credo in ben pochi.
Obiettivo della giornata è la sensibilizzazione dell' opinione pubblica e degli operatori tutti delle professioni sanitarie sulle necessità di interventi adeguati volti a contrastare la gravità del fenomeno.
Uno psicologo autorevole americano, dr. John Terrence Cacioppo, ha definito la solitudine come uno stato emotivo negativo che si vive quando è presente una discrepanza tra le relazioni che si desidererebbe possedere e quelle che si percepisce di avere nella realtà; inoltre tale condizione non riguarda la quantità di tempo speso con le altre persone quanto più la qualità delle relazioni stesse.
La solitudine è una compagna dolorosa di molti, impattando sulla salute fisica e psicologica.
La solitudine e l'isolamento sociale risultano associati ad una riduzione della durata della vita senile a quella provocata dal fumo di 15 sigarette al giorno, con un aumento del 27% del rischio di mortalità prematura.
D'altro canto instaurare relazioni solide porterebbe ad un ridotto rischio di mortalità (dr. Julianne Holt Lunstad,2017).
Come è notorio la solitudine influisce sulla salute mentale, costituendo un fattore di rischio per lo sviluppo della depressione: molte ricerche dimostrano come tale condizione sia associata anche ad altre patologie quali ansia sociale, disturbo ossessivo- compulsivo, disturbi neuro cognitivi, ansia - depressione.
Essa influisce anche negativamente sulla salute fisica, come ipertensione, disturbi del sonno e deficit del sistema immunitario, con spesso adozione conseguente di forme disadattive di auto - terapia quali consumo di alcool e fumo.
A volte la solitudine è associata ad un aumento della mortalità, speso con l'esito drammatico del suicidio.
Secondo la teoria interpersonale del suicidio alla base di tale gesto ci sarebbe la mancanza di connessioni, la percezione di essere un peso e quella di non avere altro sbocco nella propria esistenza per la sopraffazione del senso di inutilità.
Specificamente nella terza età.
Secondo il rapporto ISTAT del 2018 circa il 40% degli ultrasettantacinquenni non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno.
Le cause di ciò: crisi della famiglia, limitazioni fisiche e motorie, morte di molti coetanei, vedovanza, condizioni abitative che creano limitazioni, maggiore utilizzo di strumenti comunicativi a distanza piuttosto che rapporti personali vis a vis.
Complessivamente la solitudine, insieme all'età, patologie croniche e non autosufficienza è un fattore di rischio per il processo di fragilizzazione dell'anziano.
Uno studio svolto su un campione di 1600 intervistati, ha fatto emergere che il 43% degli anziani vive in solitudine; a distanza di sei anni dalla prima intervista i ricercatori hanno rilevato che chi era solo aveva rischio di mortalità del 45% più alto, con peggioramento della qualità della vita e delle autonomie personali.
Secondo i dati presentati nel report "La solitudine dei numeri primi" (Studio presentato nel novembre 2019 dall' INRCIA di Ancona, nell'ambito del progetto di ricerca "Inclusive ageing in place" - IN AGE" sul tema della condizione di fragilità delle persone anziane e dei relativi rischi di isolamento sociale) sono circa 2,5 milioni le persone che vivono sole, di cui il 40% oltre i 74 anni di età.
Secondo le proiezioni demografiche nel 2045 questo numero salirà a 3,6 milioni di persone toccando il 6% della popolazione complessiva.
Circa l'85% dei casi gli anziani vivono soli a seguito della scomparsa del proprio compagno di vita (in quattro casi su cinque le donne).
I tre quinti di queste persone sono in buone condizioni di salute, con discreta mobilità fisica e autosufficienti completamente.
Tuttavia se la persona, seppur autosufficiente, non riesce a ricollocarsi all'interno del tessuto sociale, e si verifica un allontanamento progressivo degli altri, tutto ciò incide negativamente sul desiderio di fare, conoscere, condividere, portando verso un progressivo isolamento e senso di disistima.
E da qui a scivolare verso la depressione è molto frequente.
L'anziano esattamente come l'adolescente ha necessità di sentire l'appartenenza a un gruppo sociale nel quale rispecchiarsi e nel quale trovare il senso della propria presenza.
Lo studio Flow è a disposizione per l'ascolto, per regalare momenti di senso della propria esistenza nell'ambito della quale, sempre, si ha ancora molto da dare a sé stessi e agli altri, in base alle proprie possibilità.
Dott.ssa Avv. Enrichetta Proverbio
Counselor ad indirizzo psicobiologico
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