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L’autoinganno: l'in(?)consapevole paradosso e la dissonanza cognitiva.

“Colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro sé stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri.”

FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKI


autoinganno

Chi segue il nostro blog ha già avuto modo di affrontare l’importante e sottostimato argomento dell’autoinganno attraverso l’interessantissimo articolo pubblicato dalla Dott.ssa Enrichetta Proverbio (“L’ autoinganno (self deception) come strategia di coping a difesa dell'autostima”). Ma il tema merita ulteriore attenzione in quanto si presta ad analisi da molteplici punti di vista.


E’ possibile mentire a sé stessi?

Chi risponde di no già si auto inganna.

Siamo tutti consapevoli di quanto questo subdolo fenomeno sia presente ma tendiamo ad attribuirlo sempre agli altri. Spesso le persone non si rendono conto dell’autoinganno perché non si soffermano abbastanza a rifletterci sopra, eppure queste illusioni che noi alimentiamo riguardano ogni aspetto della vita quotidiana, determinando la percezione che noi abbiamo della vita stessa.


La convivenza del “vero” – “non vero” nella nostra mente è spesso attribuita ad un funzionamento dicotomico di distinti moduli mentali.

Il risultato è una distorsione delle informazioni dettata dagli aspetti motivazionali.

In realtà vi è un processo di più o meno inconsapevole valutazione del costo del rifiuto della verità.


L’autoinganno è quindi una forma di difesa di cui ci serviamo per proteggerci da una credenza minacciosa e per mantenere una buona immagine di noi stessi o per non rinunciare al soddisfacimento di bisogni istintuali coscientemente rifiutati.


La relazione tra autoinganno e livelli di stress.

Tomaka ha svolto una ricerca nella quale ha esaminato la relazione tra risposta psicofisiologica allo stress e tre misure di difesa, tra cui l’autoinganno. Le risposte allo stress furono registrate durante lo svolgimento di due compiti mentali aritmetici complessi. Come ipotizzato, i soggetti che presentavano alti livelli di autoinganno producevano una minore risposta psicofisiologica e giudicavano il compito come meno minaccioso.


Autoinganno e dissonanza cognitiva

Una forma di autoinganno spesso utilizzata dalle persone è la riduzione della dissonanza cognitiva (Festinger, 1957), quel meccanismo per cui attribuiamo maggior valore al risultato della scelta effettuata quando sorge una contraddizione tra gli aspetti cognitivi e quelli comportamentali.


L’esempio classico è il fumo: razionalmente si ha la consapevolezza che è dannoso fumare (aspetto cognitivo), ma il comportamento manifesto è quello di fumare. Per ritornare all’equilibrio si modifica la credenza sostenendo una serie di ragioni, come ad esempio “anche il mio medico fuma”.


Autoinganno e Counseling Psicobiologico

La modificazione delle cognizioni, che può sembrare una sorta di “autoinganno”, non è di per sé un pericolo o un processo giusto/sbagliato, ma alla condizione che sia effettivamente funzionale al benessere globale dell’individuo. Quando questo non accade, meglio allora cambiare strategia.


L’autoinganno impedisce di individuare i veri ostacoli al cambiamento: non solo non si riesce a cambiare ma si peggiora. Il Counseling Psicobiologico costituisce in questa ottica un valido aiuto per acquisire consapevolezza e gestire proprio questa dinamica dell’autoinganno, che è molto più comune di quanto non si pensi.


Con accoglienza, accettazione e con comprensione non giudicante il Counselor Psicobiologico indicherà un percorso da svolgersi insieme al cliente per lo sviluppo della consapevolezza e della gestione di questa ed altre dinamiche che minano la qualità di vita, con la finalità di un complessivo miglioramento e generale senso di soddisfazione.


Dott.ssa Jasmine Lara Bettinelli Counselor Psicobiologico
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