Ira, rabbia, ansia, allegria, euforia, felicità!
Percorso verso l’intelligenza emotiva
Scrivere un “diario” emotivo serve a capire come funzionano le nostre emozioni e a prenderne consapevolezza: annotandole è possibile giungere a capire da dove derivano le emozioni e diventare consapevoli di tutto il processo, magari inconscio, che si compie per la loro creazione, con la specificazione che siamo noi stessi a crearle.
Cosa sono le emozioni?
Per capire come debba essere scritto un “diario emotivo” occorre chiedersi cosa siano le emozioni. La scrivente ha già dedicato un editoriale recente sulle emozioni. Pur rimandando ad esso, si prosegue con qualche cenno in merito.
L’emozione può essere definita come una risposta complessa dell’organismo a stimoli immaginari o reali che si manifestano con specifici pattern di azioni ( es la fuga, l’evitamento) e con misurabili modificazioni del corpo: frequenza del battito cardiaco, temperatura corporea, sudorazione.
In altri termini l’emozione è una reazione ad uno stimolo, reazione caratterizzata da aspetti fisiologici misurabili, come appena scritto, e cognitivi, ossia dalla valutazione cognitiva delle modificazioni fisiologiche e della natura dello stimolo (appraisal). In generale le emozioni sono risposte complesse ad eventi rilevanti, caratterizzate da determinati vissuti soggettivi e da una reazione fisiologica.
A differenza degli stati d’animo, dell’umore, dei sentimenti, sono risposte intense e di breve durata. Vi sono emozioni scomode, disfunzionali, inutili, producenti stati d’animo e comportamenti che non vengono graditi, che si vorrebbero diversi.
Le emozioni possono irrompere nella vita di ciascuno, alterarla, e prendere il sopravvento al punto da far sentire il soggetto emozionato non più capace di padroneggiarsi, di dominarsi, provocando agiti anche sgradevoli, al di fuori della personalità del soggetto stesso, quasi irretito, precipitato in modi di fare e di vivere che non gli appartengono: pur avvertendo la inopportunità degli agiti e il desiderio di vivere in altro modo, i comportamenti non si riescono a dominare, in preda all’emozione, e gli agiti accadono comunque.
Non sono persone o situazioni a noi esterne a far nascere le nostre emozioni, bensì siamo noi a ingenerarle in base a come valutiamo queste persone o situazioni esterne.
Ogni emozione scaturisce da un particolare pensiero, pensiero a propria volta scaturito da nostre personali “regole”.
Una definizione possibile delle emozioni può essere la seguente: le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi.
La funzione principale consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza. Quindi le emozioni rivestono una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle nostre reazioni psicofisiologiche) oltre che una funzione di comprensione delle stesse proprie modificazioni psicofisiologiche.
Per ognuno è necessario arrivare a scoprire quali siano queste personali “regole” in modo da scegliere consapevolmente se tenerle, modificarle o eliminarle.
Questo giungere alla conoscenza delle proprie “regole”, delle proprie modificazioni psicofisiologiche, quindi delle proprie emozioni, è il primo passo che porta alla scoperta più grande che si possa fare: la conoscenza di sé stessi per scoprire chi si è veramente.

Conoscere sé stessi per scoprire chi si è veramente.
Ciascuno di noi non è i propri pensieri o le proprie emozioni: appartengono a noi, ma detti pensieri ed emozioni non siamo in realtà noi.
Partendo da questa riflessione e quindi dalla introspezione su tale circostanza si saprà distinguere ciò che ci appartiene, e ciò che invece appartiene agli altri, senza confondere le due cose.
Il diario emotivo è uno strumento per andare a capire che pensiero ha generato l’emozione che si sta provando, in modo da poter conoscere quali sono le fondamenta, le cd regole da cui deriva l’emozione stessa.
In questo modo si riesce a “toccare con mano” come siamo noi , noi che abbiamo determinato le nostre emozioni, sia negative che positive.

Premesse prima di iniziare a scrivere il diario
Per diventare consapevoli delle proprie emozioni, è bene essere altrettanto consapevoli che il diario emotivo va opportunamente scritto il più possibile, soprattutto all’inizio, nonostante possa sembrare difficile e complessa la manovra dello scrivere fissando pensieri, sul nascere di una emozione.
Dopo poco tutto si rivelerà semplice, addirittura si inizierà a fissare mentalmente l’insorgenza della emozione.
Infatti una volta acquisita questa abilità, allora lo si potrà fare anche a mente, ma all’inizio è molto importante tenere il diario delle emozioni in forma scritta. Basta anche solo una nota sul telefono: meglio e preferibile una annotazione manuale su un quaderno, un blocco di appunti.
L’atto di scrivere obbliga a formalizzare e a definire, nel minimo dettaglio, ciò che a mente magari rimane solo una vaga idea o percezione.
Inoltre scrivendo si determina una traccia scritta che rimane, in modo da poter rimanere come spunto riflessivo in futuro, senza timore di non ricordare.

Come scrivere un diario emotivo
Quando si prova un’emozione, per iniziare a scrivere un diario emotivo ci si deve concentrare – come impostazione – su questi tre elementi da usare come traccia
- Situazione
- Emozione
- Pensiero
La situazione è tutto quello che è successo nel momento in cui hai provato l’emozione. Si ritiene debba rappresentare una sorta di fotografia del momento preciso in cui è insorta l’emozione: descrizione concisa, chiara, precisa. In sintesi in maniera circostanziata raccontare per iscritto l’avvenimento che ha determinato l’insorgenza della emozione e l’emozione stessa. Un esempio: “Mio marito mi ha lasciato!”
Troppo generica questa formula: la situazione è troppo genericamente spiegata per l’obiettivo che ci si prefigge con il diario emotivo e cioè quello di riflettere sulle emozioni provate e su sé stessi che le abbiamo provocate. Invece occorre sforzarsi di dettagliare meglio quanto accaduto:
“Ieri pomeriggio, dopo una furiosa litigata a causa delle tracce di tradimento che io avevo trovato nella agenda di mio marito, questi mi ha detto che non mi ama più perché si è innamorato di una collega di lavoro. In quel momento mi ha detto che se ne sdarebbe andato subito da casa e ha iniziato a fare le valige per trasferirsi di abitazione, trasferimento avvenuto immediatamente nonostante le mie proteste!”.
L’emozione è semplicemente l’indicazione di ciò che si è provato nel momento della situazione appena descritta. Potrebbe essere ansia, rabbia, nervosismo, gioia, apatia, tristezza, soddisfazione, etc.
Infine il pensiero cioè scrivere ciò che si pensato di quella situazione. Può essere che i pensieri insorti siano molti e molteplici nel momento della situazione sopra indicata. Per l’obiettivo che ci si prefigge quello che interessa è il primo pensiero, e ciò in quanto è questo primo pensiero che ha creato l’emozione.
Sin qui tutto semplice. Ma occorrono alcune accortezze un po’ più complesse per realizzare un diario utilissimo al fine che ci si prefigge. E ciò in considerazione di quanto si sta per dire.
Se davanti ad una situazione si generano più pensieri e più emozioni, è importante scrivere ogni emozione correlata ad ogni pensiero specifico, partendo dal primo pensiero e dalla prima emozione correlata a quest’ultimo.
E ciò in quanto da un primo pensiero possono nascerne altri che però non dipendono più dalla situazione che si è vissuta, ma da quello che si è pensato in un momento successivo.
Importante è scrivere in modo da non fare correlazioni di causa ed effetto tra situazione, emozione e pensiero. Viene spontaneo pensare che l’emozione è conseguenza della situazione; non è mai così. Nello scrivere il nostro diario occorre essere oggettivi.
Occorre astenersi da frasi tipo “mi sono arrabbiato perché ho pensato…”, oppure “sono agitata perché…”.
Occorre sforzarsi a scrivere invece frasi tipo “Penso che…”, oppure “Ho provato agitazione e ho pensato che…”. Usando questa modalità espositiva l’oggettività prevale, escludendo correlazioni di causa ed effetto.
Quali domande porsi mentre si scrive il diario emotivo?
Le domande principali sono:
· Che problema c’è?
· Cosa significa per me?
· Cosa temo che succederà?
· A cosa mi serve?
Una volta capito quale è il problema è possibile andare a lavorarci per risolverlo.
Trovare soluzione al problema è la chiave fondamentale del diario emotivo.
Ma per capire perché devi capire cos’è che rappresenta un problema, quale è il problema.
Oltre che per le emozioni negative, il diario emotivo è ottimo anche per quelle positive.
Ciò in quanto è molto importante anche capire come ciascuno di noi crei le emozioni positive.
A volte non ci si rende nemmeno conto di stare provando delle emozioni positive e scrivere il diario emotivo anche su quelle è un ottimo modo che accorgersene e valorizzarle, scoprendo le pretese soddisfatte dietro le emozioni positive.
Un esempio Emozione: soddisfazione Pensiero: penso che ho raggiunto il risultato che mi ero prefissato.
Come si fa a capire se è una pretesa?
Continuiamo a farci domande
Se non fossi riuscito a raggiungere quel risultato, sarebbe un problema? Starei male?
Se la risposta è sì, allora quella sottesa alla emozione positiva su ci si sta riflettendo non era altro che una pretesa soddisfatta.
Ogni pretesa, come ogni regola del resto, dipende direttamente da ognuno di noi.
E l’unico modo per vivere una vita piena di emozioni senza più stare male è proprio quello di lavorare su noi stessi, sforzandoci di effettuare queste analisi introspettive che ci sorprenderanno perché daranno la conferma che la felicità ed il benessere è già a portata di mano.
Le piccole emozioni
Una ultima riflessione, ma non per importanza.
E’ essenziale e fondamentale, per raggiungere la conoscenza di noi stessi e la consapevolezza di come individuare il nostro benessere e raggiungere almeno la serenità, scrivere il diario emotivo anche e soprattutto per le emozioni piccole, quelle di tutti i giorni per intenderci.
Perché?
Perché le emozioni grandi nascono proprio perché ci si dimentica di quelle più piccole.
Iniziando a diventare consapevole dei meccanismi che creano le emozioni più piccole, diventerà naturale farlo anche per quelle più grandi.
E cominciando ad affrontare quelle più piccole, non solo è possibile scoprire che non ne nasceranno più di grandi, ma alcune di quelle grandi che si riteneva di provare fino ad ora potranno scomparire alleggerendo la vita, migliorandola: ciò in quanto capire le regole sottese alle piccole emozioni porterà a cambiarle migliorando la vita, destituendo di fondamento le grandi emozioni oppure aiutando ad affrontare anche queste ultime con le stesse regole e con lo stesso metodo.
Si è consapevoli che per riuscire in questa appassionata gestione delle emozioni per acquisire la consapevolezza di sé, e quindi giungere a quel cambiamento di vita che porta benessere e pace, può non essere semplice. E così la gestione dello strumento proposto funzionale al cambiamento volto al benessere e alla gestione stessa della vita e delle emozioni.
Il Counselor Psicobiologico si pone come la figura professionale a supporto e sostegno di chi sente la necessità di imparare a gestire da solo le proprie emozioni fonte di sofferenza e spesso causa di responsabilità, danni pesanti, sofferenze inibenti una vita degna di essere vissuta.
Il Counselor Psicobiologico accompagna la persona che si rivolge a lui, con metodologie scientifiche a fare chiarezza dentro sé stessa e a imparare a gestire, anche da sola – una volta assimilate le conoscenze messe a disposizione dal professionista -, gli strumenti necessari per poter soddisfare nel corso della vita le costanti sistematiche necessità di conoscenza del sé, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita.
Dott.ssa Enrichetta Proverbio Counselor Psicobiologico
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